ERIC JOHNSON

Lo status di Eric Johnson come uno dei principali chitarristi della musica contemporanea è sostenuto da un Grammy Award e cinque nomination, album di platino, hit da Top Ten come “Cliffs of Dover”, elogi della critica e stima dei suoi colleghi. Ma il suo talento non si limita alla sei corde, poiché Eric è allo stesso tempo dotato compositore, dinamico performer dal vivo, pianista, interprete di canzoni e creatore di una ricca e varia eredità musicale.

Il successo di Johnson negli ultimi venti anni aveva dato le prime avvisaglie quando, teenager, aveva fatto scalpore nella scena dei club di Austin con il gruppo rock psichedelico dei Mariani, sviluppando una reputazione come formidabile talento musicale e chitarrista. Formatosi sul pianoforte classico da giovane, passò alla chitarra dopo l’arrivo dei Beatles negli Stati Uniti nel 1964. Come giovane chitarrista scavò a fondo nel blues, jazz, country e altri stili che permeano la sua musica. Dalla metà degli anni settanta, Johnson iniziò ad andare in tour innescando un mormorio riguardo al suo straordinario talento con la musica jazz-rock degli Electromagnets, le cui registrazioni e una loro esibizione televisiva dell’epoca furono pubblicate negli anni novanta con il plauso della critica. Si è fatto le ossa con sessions per Cat Stevens, Christopher Cross e Carole King, e nel 1984 la sua levatura in Texas e oltre era così forte che l’artista senza contratto fu chiamato per fare la sua prima apparizione al prestigioso PBS concert show “Austin City Limits.” Su esortazione di star del calibro di Cross e Prince, Johnson ottenne un importante contratto con la Reprise Records emergendo sulla scena discografica internazionale.

Johnson balzò al centro dell’attenzione della musica contemporanea con l’album Ah Via Musicom, pubblicato nel 1990 e pietra miliare della sua carriera. Incensato come un “lavoro che ha raggiunto proporzioni quasi classiche nella comunità chitarristica” da All Music Guide, il disco era stato preceduto da un dedito lavoro di preparazione come live performer che lo aveva segnalato come un talento destinato a grandi cose. Un lavoro seguito da un mutevole e affascinante viaggio che ha inspirato la New Age Music Guide a declamare che “Eric Johnson suona la chitarra come Michelangelo dipingeva i soffitti: con una colorata luminosità che è più reale della vita.”

Tra i suoi numerosi riconoscimenti l’inclusione nella Guitar Player’s Gallery of Greats e l’inclusione tra i “100 Greatest Guitarists of the 20th Century” dalla rivista Musician, assieme a molti altri premi. Inoltre è ammirato da molti dei suoi amici chitarristi e ha suonato e/o registrato con eminenti chitarristi come Chet Atkins, Steve Vai, Joe Satriani tra gli altri, e in seguito alla pubblicazione di Up Close con il tour acustico Guitar Masters ha diviso il palco con i maestri della sei corde Peppino D’Agostino e Andy McKee. Johnson è stato chiamato da Eric Clapton per partecipare al Crossroads Guitar Festival del 2004 e ha suonato nella seconda parte dell’Experience Hendrix tour nell’autunno del 2010. Ha reso omaggio con canzoni chitarristi del calibro di Jerry Reed (“Tribute to Jerry Reed” sul suo album Bloom), il collega texano Stevie Ray Vaughan (“SRV”, nominato per un Grammy) e Wes Montgomery (che Johnson ha onorato nel suo album Ah Via Musicom con la canzone “East Wes”), e vanta una Fender Stratocaster signature così come una Martin MC-40 acustica signature. “Cliffs of Dover” è stata inserita nel video game Guitar Hero III: Legends of Rock come la sfida per la vittoria finale. E in aggiunta a dischi, tour e DVD a suo nome, Johnson suona anche nel suo side project Alien Love Child, che ha pubblicato un album dal vivo nel 2000, Live and Beyond, guadagnando una nomination ai Grammy per il pezzo “Rain.”

Ancora prima di sfondare con Ah Via Musicom, Johnson aveva lasciato un segno indelebile con il suo album di debutto del 1986, Tones, con cui ottenne la copertina su Guitar Player, che lo acclamò come “un maestoso debutto”, e che gli guadagnò la sua prima nomination ai Grammy nella categoria Best Rock Instrumental Performance col brano “Zap.” Ah Via Musicom fece vincere a Johnson un Grammy per “Cliffs Of Dover”, uno dei tre hit strumentali da Top Ten di quell’album assieme a “Trademark” e “Righteous.” Dopo tre anni di tour che lo affermarono come un performer dal continuato successo popolare, Johnson registra Venus Isle, che dopo la sua pubblicazione nel 1996 gli guadagna un’altra nomination ai Grammy. Nel 1998, il suo primo album, Seven Worlds, registrato nel 1976 e mai pubblicato prima vede finalmente la luce. Un’uscita a tiratura limitata di una raccolta di demo, outtakes e brani live, Souvenir, esce nel 2002. Il suo penultimo lavoro di studio, Bloom, pubblicato nel 2005, ottiene una quinta nomination ai Grammy.

Il suo dinamismo come performer dal vivo è catturato sul DVD del 2008, Anaheim, così come nella pubblicazione in DVD/CD nel 2005 del suo secondo show all’Austin City Limits del 1989, Live From Austin, Texas. Il suo tour nel 1996 con il G3 assieme agli amici chitarristi Joe Satriani e Steve Vai produce un album best seller e un DVD di platino, G3: Live in Concert.

L’importanza di Johnson come artista musicale va ben oltre la sua sensazionale maestria. Il suo profondo senso compositivo e il suo playing lirico creano strumentali che parlano agli ascoltatori e trasmettono pensieri, emozioni e immagini.

 



ERIC JOHNSON  chitarra, voce
CHRIS MARESH basso
WAYNE SALZMANN batteria